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Ti è mai capitato di non riuscire a gestire la RABBIA del tuo bambino? Ti aiutiamo noi!

La rabbia è una delle emozioni di base, insieme alla felicità, la tristezza e la paura. Tra tutte, è quella che può mettere forse più in difficoltà un genitore, soprattutto quando si manifesta attraverso una forma estrema di aggressione fisica e/o verbale.



 Perché ci arrabbiamo?

Come per tutte le emozioni, anche la rabbia esiste per una finalità utile alla sopravvivenza. In particolare, la sua è una funzione adattiva che risponde all’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova, per reagire ad un’ingiustizia e alla  violazione di sé e dei propri diritti. Dunque, ESSERE ARRABBIATI NON È SBAGLIATO.



Questo è un concetto importante, un messaggio che è bene trasmettere fin da subito al bambino. Molto spesso, anche negli adulti, questa consapevolezza non è interiorizzata, causando molte difficoltà all'affermazione del sé, al rapporto con gli altri e alla proprio autostima. 

Nei bambini, la rabbia rappresenta una delle prime forme di affermazione del sé, per questo la sua espressione è importante quanto quella delle altre emozioni ed inibirla potrebbe non aver senso o essere addirittura controproducente. 

Questa emozione nei bambini può essere scaturita da diverse cause. In genere è direttamente legata alla causa realistica e dunque si orienta verso quella (ad es., l'istinto di dare uno spintone al bambino che gli ha sottratto un gioco, oppure quando si sente deriso, umiliato). 

Altre volte, la rabbia è la risposta a una sofferenza, dalla quale si può uscire con la strategia "attacco o fuga". Ciò significa che, quando soffre, il bambino può esprimere il suo dolore tanto attraverso l'inibizione ed il ritiro quanto attraverso manifestazioni di rabbia. 

Esiste poi una forma di rabbia che è conseguenza di una serie di inibizioni. I famosi "bravi bambini", sempre obbedienti, mai contrastanti, potrebbero trattenere la frustrazione fino a che non ne possono più e dunque manifestarla di punto in bianco. Questo accade più spesso nei preadolescenti e adolescenti. 


Quando i bambini si arrabbiano


Di fatto, la rabbia tende ad essere distruttiva. Può provocare paura, non solo a chi la subisce, ma anche al bambino che la prova, spaventato dal suo stesso istinto. 

Per il genitore è difficile o impossibile restare indifferente, inevitabilmente si sentirà frustrato. Quando la rabbia è diretta proprio verso il genitore, spesso capita che la reazione è quella di sentirsi allo stesso modo arrabbiati o infastiditi, e dunque si tende a rapportarsi con il proprio figlio in una modalità simmetrica, ovvero portandosi sul suo stesso piano, quasi fosse un litigio tra pari. In altri casi i genitori sentono il bisogno di ignorare la manifestazione di rabbia, sperando in una sua risoluzione spontanea e in qualche modo calmando anche se stessi. 

Queste reazioni sono normali ed umane, tuttavia, anche se in un primo momento potrebbero portare il genitore ad ottenere il risultato desiderato, a lungo termine potrebbero risultare controproducenti. 


Cosa fare? 


Come vi suggerisco sempre, l'espressione delle emozioni non va mai inibita né ignorata. Anche la rabbia, non va spenta ma gestita. 

Frasi come "non serve che ti arrabbi", "non hai motivo di essere arrabbiato/a", o "adesso ti metto in punizione", oppure mostrarsi indifferenti,  mandano messaggi negativi al bambino, vanno a screditare la loro emozione e dunque lo fanno sentire non visto. Questo inoltre non farà altro che aumentare di livello la rabbia e minare l'autostima. 

Al contrario, un atteggiamento accogliente e supportivo può farlo sentire al sicuro e dunque aiutarlo ad estinguere pian piano sia la rabbia sia la paura ad esse collegata di cui vi ho accennato sopra.


Ad esempio si può dire "capisco che questa cosa ti ha fatto proprio arrabbiare". Successivamente, si può ragionare con il bambino sull'adeguatezza del suo comportamento durante la rabbia.

Ad esempio quindi "hai ragione, è normale arrabbiarsi per questo, anche io lo sarei, ma credo che alzare le mani o urlare contro qualcuno a squarciagola non sia il modo giusto per far valere le tue ragioni. Vediamo cosa si potrebbe fare in alternativa".

In questo modo si fa squadra con il bambino, ci si mette a supporto e lo si aiuta a trovare strategie di gestione dell'emozione e soprattutto passa il messaggio che l'emozione non è mai sbagliata, lo è l'azione. 

In alcuni casi, quando il motivo della rabbia non è direttamente collegato alla causa, è importante che il genitore si offra nel dialogo e aiuti il bambino ad esternare a parole cosa cela lo scatto d'ira. 

È importante che il tono della voce e l'atteggiamento non verbale mostrino vera comprensione e supporto. Paradossalmente, questo agli occhi del bambino vi farà acquisire molto più "potere" rispetto all'intraprendere una lotta simmetrica, che la farebbe apparire come una litigata tra pari. In questo modo invece, il bambino riconosce in voi l'adulto, la guida, la base sicura. 



Durante lo scatto d'ira, può essere utile offrire anche un contenimento fisico, prenderlo in braccio, provare a rassicurarlo e calmarlo con il contatto, continuando a mantenere un atteggiamento calmo e sicuro. 

Si può anche ricorrere al "trasferimento dell'affetto", ovvero direzionare l'energia scaurita dall'ira in una modalità innocua, ad esempio prendendo a pugni un cuscino, o strappare la carta in tanti pezzetti, e successivamente ricorrere a calmarlo attraverso il dialogo e il contatto fisico. 



Nei casi in cui la rabbia del bambino sia un tema ricorrente, possono essere di supporto alcuni strumenti come il barattolo della calma montessoriano oppure la lettura di libri e storie riguardanti l'emozione della rabbia. Nella vostra libreria di fiducia ne potrete trovare tantissimi per ogni fascai di età. 


Quando la rabbia diventa ricorrente e/o ingestibile, e quando il genitore inizia a sentirsi sopraffatto, è importante chiedere un consulto di psicoterapia familiare. 











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